Tappa 1: Imponzo – Pieve di San Floriano (Illegio)
Difficoltà: Itinerario turistico <br>Lunghezza : 3,6 km <br>Durata : circa 1,20’ h <br><br>Itinerario panoramico con vista sulle Valli del But e del Tagliamento. Da Casa Emmaus, Imponzo, in direzione della Pieve di San Floriano si attraversa una zona ricca di umidità e acqua affiorante. La chiesa plebanale di San Floriano viene fatta risalire al IX secolo ed era matrice di un piviere che comprendeva anche il Canale di Incaroio. Attraversando pendii erbosi e mulattiere si arriva ad Illegio. Segnalata la presenza del capriolo e del gatto selvatico.
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Tappa 2: Illegio – Pieve di S.Maria Oltrebut (Tolmezzo)
Difficoltà: Itinerario turistico <br>Lunghezza : 7,5 km <br>Durata : circa 2,20’ h <br><br>Itinerario che si svolge su strada asfaltata ad eccezione del tratto centrale che supera la piana glaciale tra il Monte Amariana e il Monte Strabut. Dopo Tolmezzo si incontra la Pieve di Santa Maria Oltre But, del VI secolo sorta in una struttura castellana posta a controllo della strada romana “Julia Augusta”. La Pieve dipendeva da Aquileia, ma negli ultimi secoli del Medioevo finì nella sfera dell’Abbazia di Moggio. Per rientrare si percorre l’itinerario a ritroso.
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Tappa 5: Pieve di S. Martino (Villa di Verzegnis) – Pieve di S. Maria Maddalena (Invillino di Villa Santina)
Difficoltà: Itinerario turistico <br>Lunghezza : 8,5 km <br>Durata : circa 3h <br><br>La tappa si svolge all’ombra di boschi e attraversa il Fiume Tagliamento. Prima della Pieve di Santa Maria Maddalena esisteva nel v secolo, sull’altura chiamata Cuel di Cjuce (Col di Zucca), un importante complesso cultuale paleocristiano la cui funzione istituzionale venne poi ereditata dalla Pieve. Le epoche istituzionalmente incerte e le migrazioni dei popoli causarono anche la fine della Diocesi paleocristiana di Zuglio e il suo inglobamento in quella patriarcale. Numerosi i fiori: Sigillo di Salomone, la campanula e, in giugno, il giglio rosso.
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Tappa 3: Tolmezzo – Pieve di S.Stefano (Cesclàns)
Difficoltà: Itinerario turistico <br>Lunghezza : 9,5 km <br>Durata : circa 3 h <br><br>Il percorso termina all’interno della fascia di Prealpi Carniche e nella parte centrale si svolge nel bosco e poi su sentiero. La pieve di Santo Stefano di Cesclans risale al VIII secolo. L’edificio attuale è del 1777, anno della quarta ristrutturazione; il titolo di Santo Stefano connota le fondazioni ecclesiali paleocristiane; venne donata dai patriarchi di Aquileia all'Abbazia di San Gallo (Moggio Udinese), dal cui abate dipendeva direttamente.
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Tappa 4: Pieve di S. Stefano (Cesclàns) - Pieve di S. Martino (Villa di Verzegnis)
Difficoltà: Itinerario turistico <br>Lunghezza : 12,2 km <br>Durata : circa 5h <br><br>Zona glaciale costituita da rilievi arrotondati per erosione che fanno da contrafforte alle Prealpi Carniche. Da Dueibis il panorama si apre prima verso il Lago di Verzegnis, poi verso la piana del Tagliamento, le Alpi Carniche Centrali e la Valle del But. A Villa di Verzegnis si incontra la Pieve di San Martino in una veste architettonica settecentesca. La sua fondazione risale probabilmente all’ VIII secolo, quando Zuglio cessa di essere sede vescovile e viene declassata a Pieve.
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Tappa 6: Pieve di S. Maria Maddalena (Invillino) – Pieve di S.ti Ilario e Taziano (Enemonzo)
Difficoltà: Itinerario turistico <br>Lunghezza : 10,2 km <br>Durata : circa 3,40’ h <br><br>La tappa offre una panoramica verso la Valle del Tagliamento e del Degano. Dopo Raveo e Colza-Maiaso, si scende ad Enemonzo fino alla Pieve dei Santi Ilario e Taziano che sembra risalire ai secoli XI-XII, al tempo dell’unione della chiesa di Enemonzo col Capitolo aquileiese dei Santi Felice e Fortunato. In quel periodo della cura delle anime di occupava un Vicario del Capitolo di Aquileia, che risiedeva a Enemonzo ed esplicava la funzione plebanale del capitolo stesso.
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Tappa 7: Enemonzo – Pieve di S.ta Maria Annunziata (Socchieve)
Difficoltà: Itinerario turistico <br>Lunghezza : 6,1 km <br>Durata : circa 2,20’ h <br><br>Uscendo da Enemonzo e fino a Pradis si attraversano prati stabili, siepi e piccoli frutteti. Piccoli centri abitati come Casolari Pradis e Nonta portano fino a Socchieve con la sua Pieve di Santa Maria Annunziata di Castoia. La Pieve arroccata ed eccentrica fa pensare ad una sua nascita funzionale alla esistenza di un luogo di controllo. Nelle adiacenze esisteva infatti uno dei castelli più importanti della Carnia: quello di Nonta.
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Tappa 9: Forni di Sotto- Forni di Sopra
Difficoltà: Itinerario turistico <br>Lunghezza : 10,8 km <br>Durata : circa 3,15’ h <br><br>Tappa che percorre quella che era l’area di collegamento tra Forni di Sotto e di Sopra ricca di corsi d’acqua, vegetazione e fauna. Le chiese e le case di Forni di Sopra meritano una visita. Nella chiesa parrocchiale di Cella si trova un pregevole altare del Seicento in legno intagliato, e nella chiesetta di San Floriano, monumento nazionale, una pala di Andrea Bellunello del 1480 e affreschi di Gianfrancesco da Tolmezzo del 1500.
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Tappa 8: Socchieve – Pieve di S. Maria del Rosario (Forni di Sotto)
Difficoltà: Itinerario escursionistico <br>Lunghezza : 19,6 km <br>Durata : circa 6,5 h <br><br>La tappa porta in prossimità delle Dolomiti Friulane seguendo il Torrente Lumiei e poi il Fiume Tagliamento fino a Forni di Sotto. La Pieve di Santa Maria del Rosario sembra sia passata sul colle di San Martino, dalla sede originaria a Vico, in epoca longobarda e si ritiene sia stata dedicata a Santa Maria al momento della sottomissione all’abbazia di Santa Maria di Sesto al Reghena (nel 778). Solo dopo i ricorsi al Patriarca, e al Papa, si giunse, alla fine del sec. XV, ad una effettiva indipendenza di Forni di Sotto.
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Tappa 10: Forni di Sopra – Santuario di S. Osvaldo (Sauris di Sotto)
Difficoltà: Itinerario escursionistico <br>Lunghezza : 18,3 km <br>Durata : circa 7 h <br><br>Itinerario panoramico che può essere diviso in due giorni. Si può salire in seggiovia da Forni di Sopra a Casera Varmost (1758 m). Lungo il tratto da Sauris di Sopra a Sauris di Sotto si attraversano prati stabili che si alternano a boschi marginali. A Sauris nella chiesa di San Lorenzo e nel Santuario di Sant'Osvaldo, si incontrano opere dell'altaristica lignea cinquecentesca come quello di Michael Parth, dedicato a Sant'Osvaldo che è uno degli esempi più rilevanti e pregevoli di altare ad ali (Flügelaltar) presenti in Friuli.
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Tappa 11: Sauris di Sotto - Rifugio Tenente Fabbro
Difficoltà: Itinerario escursionistico <br>Lunghezza : 15,7 km <br>Durata : circa 6 h <br><br>L’itinerario porta al confine con il Veneto Occidentale e propone una traversata tra boschi e alti pascoli. Ci si porta a Sauris di Sopra seguendo il sentiero che si tiene alla destra orografica della strada. Si attraversano i pascoli di Casera Razzo e su strada asfaltata si raggiunge l’omonima casera e quindi il Rifugio Tenente Fabbro. Siamo nei territori dell’Azienda faunistica “Val Pesarina”. Nel tratto in cresta si ha una panoramica verso la Sella di Lavardet.
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Tappa 14: Prato Carnico – Pieve di S. Maria di Gorto (Ovaro)
Difficoltà: Itinerario turistico <br>Lunghezza : 13,2 km <br>Durata : circa 3,45’ h <br><br>Tappa di passaggio dalla Val Pesarina alla conca di Ovaro. A fondovalle si incontrano la chiesa di San Martino (scavi archeologici paleocristiani) e più avanti, oltre Cella, la Pieve di Santa Maria di Gorto. Scavi condotti presso la chiesa di San Martino di Gorto, ubicata in posizione molto vicina a quella della Pieve, hanno messo in luce un complesso databile al V secolo. In località Aplis si incontra un ricco museo naturalistico e una segheria veneziana ben funzionante.
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Tappa 12: Rifugio Tenente Fabbro - Sappada
Difficoltà: Itinerario turistico <br>Lunghezza : 21,4 km <br>Durata : circa 7 h <br><br>Si attraversa l’area delle Alpi Carniche, in particolare modo i gruppi montuosi dei Brentoni e delle Terze, barriere occidentali della conca di Sappada. Mulattiere, carrerecce, tornanti e piste forestali caratterizzano questo tratto. A Tabià Digola si trova una fonte di acqua. Verso Sappada si attraversano prati falciati. Esiste una variante alpinistica che consente di sfiorare la parte occidentale delle Dolomiti Pesarine.
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Tappa 13: Sappada - Prato Carnico
Difficoltà: Itinerario escursionistico <br>Lunghezza : 19,3 km <br>Durata : circa 7,30’ h <br><br>Percorso impegnativo che raggiunge un alpeggio e poi attraversa il versante orientale delle Dolomiti Pesarine, con vista panoramica sui gruppi montuosi del Peralba e del Cogliàns. Si incontrano numerose casere come Casera Tuglia, Casera Campiut di Sopra (1598 m), Rifugio Chiampizzulon (sempre aperto) e il Rifugio Monte Talm (chiuso). Si scende nell’abitato di Prato Carnico. Consigliata la salita al Monte Talm (1728 m) che offre un suggestivo panorama delle montagne carniche.
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Tappa 15: Ovaro - Cercivento
Difficoltà: Itinerario turistico <br>Lunghezza : 16,1 km <br>Durata : circa 5,15’ h <br><br> Tappa di trasferimento che collega due caratteristiche vallate carniche, la Val Degano e l’alta Val But. Il percorso può essere suddiviso in tre tratte: nella prima, in salita in Val Degano il panorama è aperto e panoramico con splendida visione sulle Pesarine e le Carniche Occidentali; la seconda porta a Sella Valcalda superando maturi boschi di conifere e latifoglie; la terza porta a Zovello e poi scende a Cercivento di Sopra.
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Tappa 16: Cercivento - Santuario del SS. Crocifisso (Timau)
Difficoltà: Itinerario turistico <br>Lunghezza : 13,5 km <br>Durata : circa 4 h <br><br>Il percorso diventa impegnativo nella parte centrale lungo la cosiddetta “Via Romana” che da Aquileia portava ad Auguntum, nei pressi dell’attuale Lienz in Austria. Lungo il percorso, si possono ammirare manufatti restaurati nel rispetto della tradizionale architettura carnica. A Placcis un secolare tiglio accoglie i pellegrini che poco dopo a fondovalle giungono nella piana di Timau e al Santuario del SS. Croocifisso, più noto come Tempio Ossario.
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Tappa 17: Santuario del SS. Crocifisso (Timau) - Treppo Carnico
Difficoltà: Itinerario turistico <br>Lunghezza : 8,2 km <br>Durata : circa 2,20’ h <br><br>Da Timau si entra in una boscaglia da dove si alza in volo l’airone cenerino e si può osservare il germano reale. Si cammina su sterrato e su strada asfaltata (S.S.52 bis dimessa) sino alla fine della discesa; nella parte centrale si supera la collinetta della Torre Moscarda (con l’ orto botanico) per poi scendere alla chiesa di S.Daniele di Paluzza; nella parte finale si risale il primo tratto della Val Pontaiba.
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Tappa 18: Treppo Carnico – Dierico ( Paularo )
Difficoltà: Itinerario turistico - escursionistico<br>Lunghezza : 11.8 km <br>Durata : circa 4 h <br><br>Il percorso di questa tappa porta alla conoscenza della Val Pontaiba e dell’alta Val d’Incaroio. Da Treppo Carnico a Ligosullo si attraversano terreni posti a coltura e prati sfalciati. Oltre Ligosullo termina Il tratto in salita ed inizia la discesa verso Paularo. Una mulattiera che si sviluppa fra faggi, abete bianco, carpino nero, frassino maggiore e orniello permette di giungere a fondovalle dove una pista forestale porta a Paularo e a Dierico.
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Tappa 19: Paularo - Piano d’Arta (Arta Terme)
Difficoltà: Itinerario turistico - escursionistico <br>Lunghezza : 23,4 km <br>Durata : circa 8 h <br><br>Questa tappa permette di apprezzare la Val Chiarsò o Val d’ Incarojo con i campi, gli stavoli in parte restaurati, i borghi e gli opifici a testimoniare la vita di queste piccole comunità, che trova il suo apice spirituale nella chiesa della “Madone dal Clap” (“Madonna del Sasso”), sopra Castoia. Superato il borgo di Trelli, il sentiero porta in una zona con prati falciati, “campi”, pascoli per pecore e capre. Un sentiero permette di portarsi a Cabia e una mulattiera porta a Piano di Arta Terme.
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Tappa 20: Piano d’Arta (Arta Terme) – Pieve di S. Pietro in Carnia (Zuglio)
Difficoltà: Itinerario turistico <br>Lunghezza : 8 km <br>Durata : circa 2,40’ h <br><br>A Piano di Arta Terme si può visitare la chiesa di S. Niccolò in Alzeri (XV secolo) con gli scavi archeologici e la chiesetta del Santo Spirito (XV secolo). Merita una visita la “Polse di Cougnes”, centro ecumenico, col giardino botanico, la torre per la scuola campanaria e la specula. La Pieve di San Pietro a Zuglio fu retta da un Capitolo di otto canonici che, a turno, scendevano a valle nei giorni feriali e ritornavano a San Pietro la domenica, guidando i fedeli alla Messa. L’incremento della popolazione e l’esigenza di ottenere un proprio curato portarono alla nascita di parrocchie.
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